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MR Z - Napoli, obiettivo futuro
23.04.2024 23:59 di Redazione

NAPOLI - Tutti ormai speriamo che passino presto queste benedette cinque settimane che rimangono ancora e che finisca lo strazio cui stiamo assistendo. Quel che ci rimane da vivere in questa stagione disgraziata non deve essere un processo ai calciatori i quali è evidente che non siano esenti da colpe e che danno l'impressione di non sapere neppure più a quale santo votarsi. La prima cosa da stabilire è chi debba essere il giudice di questo processo che, ripeto, va fatto si alla squadra, ma non solo. Sicuramente chi deve giudicare non può essere la Società e in particolare il suo presidente, perché il primo imputato per lo sfascio cui stiamo assistendo non può che essere proprio lui. Quest'anno De Laurentiis non ne ha indovinata una. E purtroppo i mali hanno un'origine ancor più antica. Perché Spalletti se n'è andato? Perché Giuntoli ha salutato dopo aver contribuito a realizzare il miracolo dello scudetto? Dare una risposta compiuta a queste domande servirebbe a chiarire i motivi che stanno alla base dello strazio. Ma se questo è accaduto sicuramente la colpa non è dei calciatori. E' inevitabile che chi ha in mano le leve del comando abbia le principali responsabilità. Le scelte della Società sono state improntate all'affermazione di un centralismo spinto in cui chi comanda è uno soltanto e gli altri non hanno voce in capitolo su nulla. Nel calcio, però, non funziona così. Ci vuole una struttura piramidale con gente preparata e fidata che sappia fare il proprio mestiere. La squadra è solo la punta di questa piramide. Il progetto d'insieme funziona bene solo se la struttura è solida e si regge sulle proprie gambe. Se il comando assoluto è affidato a una sola persona sono inevitabili le incomprensioni, le ripicche, le gelosie e si cominciano a sentire presto gli scricchiolii, fino ad arrivare al crollo. Esattamente come è avvenuto quest'anno. La stagione scorsa è avvenuto un miracolo e i miracoli, si sa, non si ripetono. La squadra è molle, c'è poco impegno, gli allenatori che si sono susseguiti come in un triste valzer non hanno saputo trovare gli stimoli giusti e i correttivi che sarebbero serviti per dare un gioco vero. Ora c'è tutto da ricostruire. Se De Laurentiis lo farà con umiltà, affidandosi a persone che capiscono più di lui di calcio, presto il Napoli potrà tornare a essere una squadra di vertice del campionato italiano. Con le scelte giuste ciò potrà avvenire anche a partire dalla prossima stagione. Ma se si continuerà a ragionare secondo il principio che uno solo comanda e che tutti gli altri eseguono, potremo aspettarci un futuro a tinte fosche come quelle che stanno caratterizzando questa benedetta stagione che sembra non voler finire mai.

Mario Zaccaria

Napoli Magazine 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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23/04/2024 - 23:59

NAPOLI - Tutti ormai speriamo che passino presto queste benedette cinque settimane che rimangono ancora e che finisca lo strazio cui stiamo assistendo. Quel che ci rimane da vivere in questa stagione disgraziata non deve essere un processo ai calciatori i quali è evidente che non siano esenti da colpe e che danno l'impressione di non sapere neppure più a quale santo votarsi. La prima cosa da stabilire è chi debba essere il giudice di questo processo che, ripeto, va fatto si alla squadra, ma non solo. Sicuramente chi deve giudicare non può essere la Società e in particolare il suo presidente, perché il primo imputato per lo sfascio cui stiamo assistendo non può che essere proprio lui. Quest'anno De Laurentiis non ne ha indovinata una. E purtroppo i mali hanno un'origine ancor più antica. Perché Spalletti se n'è andato? Perché Giuntoli ha salutato dopo aver contribuito a realizzare il miracolo dello scudetto? Dare una risposta compiuta a queste domande servirebbe a chiarire i motivi che stanno alla base dello strazio. Ma se questo è accaduto sicuramente la colpa non è dei calciatori. E' inevitabile che chi ha in mano le leve del comando abbia le principali responsabilità. Le scelte della Società sono state improntate all'affermazione di un centralismo spinto in cui chi comanda è uno soltanto e gli altri non hanno voce in capitolo su nulla. Nel calcio, però, non funziona così. Ci vuole una struttura piramidale con gente preparata e fidata che sappia fare il proprio mestiere. La squadra è solo la punta di questa piramide. Il progetto d'insieme funziona bene solo se la struttura è solida e si regge sulle proprie gambe. Se il comando assoluto è affidato a una sola persona sono inevitabili le incomprensioni, le ripicche, le gelosie e si cominciano a sentire presto gli scricchiolii, fino ad arrivare al crollo. Esattamente come è avvenuto quest'anno. La stagione scorsa è avvenuto un miracolo e i miracoli, si sa, non si ripetono. La squadra è molle, c'è poco impegno, gli allenatori che si sono susseguiti come in un triste valzer non hanno saputo trovare gli stimoli giusti e i correttivi che sarebbero serviti per dare un gioco vero. Ora c'è tutto da ricostruire. Se De Laurentiis lo farà con umiltà, affidandosi a persone che capiscono più di lui di calcio, presto il Napoli potrà tornare a essere una squadra di vertice del campionato italiano. Con le scelte giuste ciò potrà avvenire anche a partire dalla prossima stagione. Ma se si continuerà a ragionare secondo il principio che uno solo comanda e che tutti gli altri eseguono, potremo aspettarci un futuro a tinte fosche come quelle che stanno caratterizzando questa benedetta stagione che sembra non voler finire mai.

Mario Zaccaria

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