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SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "De Laurentiis meglio di Rocky!"
16.05.2019 20:21 di Redazione

NAPOLI - Rompendo gli argini ha allagato la sala delle conferenze  del Corriere dello Sport. Era un fiume in piena De Laurentiis e i meteorologi lo avevano previsto: erano preoccupati più per le sue esondazioni  che per quelle del fiume Savio nel cesenate. E per i prossimi giorni è già previsto un altro stato di allerta.   Ne  ha avute per tutti,  randellando senza pietà ogni segmento del calcio. Al suo posto il migliore Cassius Clay non avrebbe fatto meglio. Tre  cazzotti in pieno volto alla super Liga, un uppercut ben assestato allo stadio san Paolo, due ganci al ministero degli Interni e una gragnuola di colpi ad Agnelli e alla Juve sono stati gli assaggi del primo round.  Il prestigioso parterre del Corriere dello Sport stipato in ogni ordine di posto per questo forum,  è rimasto attonito di fronte alla sua irruenza. Persino Rocky Balboa sarebbe impallidito davanti a cotanta freschezza atletica e quando Apollo Creed-Lotito ha avuto il coraggio di replicare si è ritrovato anche lui  in un angolo. Era dai tempi di Pertini, forse di Cossiga  che non si vedeva un presidente così combattivo che non aspettava altro per far capire che cà nisciuno è fesso! Alla terza ripresa dopo un timido tentativo di Rizzoli sulla bontà del Var, Aurelio il gladiatore ha assestato altri due pugni al sindaco di Firenze Nardella e al quinto round ha mandato giù le questure di tutta Italia  dicendo che il calcio è in mano alla malavita. E’ mancato solo lo striscione contro Salvini ma ha preferito evitare,  certo che Malagò glielo avrebbe fatto rimuovere. Sempre più incazzato ha esploso tutta la sua rabbia contro i 75 milioni avuti da Sport 5  con i quali la Juve  ha ammortizzato le spese dello Stadium, ha accusato il calcio italiano di essere noioso al punto che in famiglia qualcuno dopo 10 minuti preferisce vedere un comizio di Zingaretti e si è detto convinto che le curve siano luoghi di spaccio di droga. Quindi tornato casa sempre più arrabbiato, ha litigato col parcheggiatore, ha mandato a quel paese due commesse e uno steward, ha rigato col portachiavi della Champions due auto in divieto di sosta, ha disdetto l’abbonamento a Dazn e ha minacciato Bergomi e Caressa che se non saranno imparziali proporrà Paolo Brosio e Mario Giordano del Tg4 alle telecronache dei posticipi. Prima di addormentarsi ha avuto il tempo di ricordare che Fazio non si tocca, che Sarri quando arrivò non lo voleva nessuno nemmeno il telepass della tangenziale e che  Insigne non si sente amato a Napoli e per questo ha  chiesto più volte di andare via, fosse anche Piedimonte Matese o Rionero sul Vulture. Un ring quello del Corriere dello sport che si è trasformato in un assolo di lucidità e potenza, di freddezza e tempismo con colpi ben assestati che hanno ricordato gli epici match  del Madison Square Garden. Aurelio ha sciorinato il meglio del suo repertorio senza sbagliare nulla, con una freschezza atletica, un tamburellare incalzante che ha fatto strabuzzare gli occhi a Zazzaroni e Barbano. Alla fine il verdetto è stato unanime. Una netta vittoria ai punti la sua, sgraziata a tratti, intemperante per molti versi, ma inoppugnabile. Mancava solo la telecronaca di Paolo Rosi o il commento di Rino Tommasi e l’incontro sarebbe stato trasmesso anche dalla  Cnn. Sono questi i guantoni che i tifosi vogliono vedere al presidente, sono queste le imprese che un presidente tifoso deve fare. Certi scudetti si conquistano non solo prevalendo in classifica, ma conquistando anche il cuore degli appassionati,  stanchi di assistere al solito Grande Fratello che pilota il calcio o di vedere le tante Barbare D’Urso che rappresentano una realtà totalmente diversa da quella effettiva. Il calcio è di chi lo ama. Sì, ma anche di chi alza la voce e si fa sentire.

 

 

Gino Rivieccio

 

Napoli Magazine
 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

16/05/2024 - 20:21

NAPOLI - Rompendo gli argini ha allagato la sala delle conferenze  del Corriere dello Sport. Era un fiume in piena De Laurentiis e i meteorologi lo avevano previsto: erano preoccupati più per le sue esondazioni  che per quelle del fiume Savio nel cesenate. E per i prossimi giorni è già previsto un altro stato di allerta.   Ne  ha avute per tutti,  randellando senza pietà ogni segmento del calcio. Al suo posto il migliore Cassius Clay non avrebbe fatto meglio. Tre  cazzotti in pieno volto alla super Liga, un uppercut ben assestato allo stadio san Paolo, due ganci al ministero degli Interni e una gragnuola di colpi ad Agnelli e alla Juve sono stati gli assaggi del primo round.  Il prestigioso parterre del Corriere dello Sport stipato in ogni ordine di posto per questo forum,  è rimasto attonito di fronte alla sua irruenza. Persino Rocky Balboa sarebbe impallidito davanti a cotanta freschezza atletica e quando Apollo Creed-Lotito ha avuto il coraggio di replicare si è ritrovato anche lui  in un angolo. Era dai tempi di Pertini, forse di Cossiga  che non si vedeva un presidente così combattivo che non aspettava altro per far capire che cà nisciuno è fesso! Alla terza ripresa dopo un timido tentativo di Rizzoli sulla bontà del Var, Aurelio il gladiatore ha assestato altri due pugni al sindaco di Firenze Nardella e al quinto round ha mandato giù le questure di tutta Italia  dicendo che il calcio è in mano alla malavita. E’ mancato solo lo striscione contro Salvini ma ha preferito evitare,  certo che Malagò glielo avrebbe fatto rimuovere. Sempre più incazzato ha esploso tutta la sua rabbia contro i 75 milioni avuti da Sport 5  con i quali la Juve  ha ammortizzato le spese dello Stadium, ha accusato il calcio italiano di essere noioso al punto che in famiglia qualcuno dopo 10 minuti preferisce vedere un comizio di Zingaretti e si è detto convinto che le curve siano luoghi di spaccio di droga. Quindi tornato casa sempre più arrabbiato, ha litigato col parcheggiatore, ha mandato a quel paese due commesse e uno steward, ha rigato col portachiavi della Champions due auto in divieto di sosta, ha disdetto l’abbonamento a Dazn e ha minacciato Bergomi e Caressa che se non saranno imparziali proporrà Paolo Brosio e Mario Giordano del Tg4 alle telecronache dei posticipi. Prima di addormentarsi ha avuto il tempo di ricordare che Fazio non si tocca, che Sarri quando arrivò non lo voleva nessuno nemmeno il telepass della tangenziale e che  Insigne non si sente amato a Napoli e per questo ha  chiesto più volte di andare via, fosse anche Piedimonte Matese o Rionero sul Vulture. Un ring quello del Corriere dello sport che si è trasformato in un assolo di lucidità e potenza, di freddezza e tempismo con colpi ben assestati che hanno ricordato gli epici match  del Madison Square Garden. Aurelio ha sciorinato il meglio del suo repertorio senza sbagliare nulla, con una freschezza atletica, un tamburellare incalzante che ha fatto strabuzzare gli occhi a Zazzaroni e Barbano. Alla fine il verdetto è stato unanime. Una netta vittoria ai punti la sua, sgraziata a tratti, intemperante per molti versi, ma inoppugnabile. Mancava solo la telecronaca di Paolo Rosi o il commento di Rino Tommasi e l’incontro sarebbe stato trasmesso anche dalla  Cnn. Sono questi i guantoni che i tifosi vogliono vedere al presidente, sono queste le imprese che un presidente tifoso deve fare. Certi scudetti si conquistano non solo prevalendo in classifica, ma conquistando anche il cuore degli appassionati,  stanchi di assistere al solito Grande Fratello che pilota il calcio o di vedere le tante Barbare D’Urso che rappresentano una realtà totalmente diversa da quella effettiva. Il calcio è di chi lo ama. Sì, ma anche di chi alza la voce e si fa sentire.

 

 

Gino Rivieccio

 

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