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SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Sento che l’alba è molto vicina"
29.11.2019 22:00 di Redazione

NAPOLI - Le premesse non erano per nulla incoraggianti. Squadra in silenzio stampa reduce dallo scialbo pareggio di Milano, le raccomandate con le multe appena recapitate prima di salire sulla scaletta dell’aereo per la città di Paul McCartney, Insigne che per il dolore al gomito dà forfait anche come capitano accompagnatore della squadra, il tariffario aggiornato dalla rosa con le salatissime multe a carico dei cosiddetti rivoluzionari, le voci di un sicuro addio di Ancelotti a fine stagione e per ultimo la scelta di un albergo dal nome che era già un sentenza: Hotel Titanic, come epilogo di un mese dove sarebbe naufragata la stagione azzurra e i sogni dei tifosi. Eppure l’altra sera ad Anfield non c’è stato nessun Titanic e neanche un’Andrea Doria. Quello che fino a poche ora prima a molti soloni era apparso come un barcone di migranti in balia del mare in tempesta, ha retto senza l’aiuto di nessuna ONG. Eppure tutti i porti mediatici ci avevano chiuso le porte in faccia. Ma grazie a una provvidenziale e intelligente sistemazione tattica, a un po’ di cu*o con l’uscita di Fabinho dopo pochi minuti, a una serata non inarrestabile di Salah ma soprattutto grazie a una ritrovata concentrazione che negli ultimi 30 giorni era stata sbranata dai 100 lupi messi da De Magistris a piazza del Municipio, probabilmente complice anche la mediazione di Giuntoli che in mattinata aveva rassicurato gli animi ipotecando l’appuntamento con il presidente e il chiarimento a Castel Volturno, Koulibaly e Allan unitamente al resto del gruppo hanno giocato come si doveva giocare, smentendo chi ipotizzava il cappotto, chi scommetteva sull’imbarcata di gol e chi profetizzava che anche Klopp per rispetto al Black Friday ci avrebbe fatto lo sconto del 50%: invece di sei gol ce ne avrebbe rifilati tre. Così non è stato perché come dice il Capitano Bruscolotti “le partite si devono sempre giocare“ e il Napoli a Liverpool se l’è giocata, così come sono certo se la giocherà domenica col Bologna. Quindi black out finito? E’ presto per dirlo, certo è che in 48 ore ci siamo rimessi sulla carreggiata giusta. E non voglio sapere che fine faranno Mertens e Callejon a gennaio o se Insigne verrà ceduto prima del tempo a qualsiasi prezzo. M’interessa solo capire come è possibile che tutto questa sia successo senza che nessuno abbia trovato prima d’ora la sensibilità di mettere pace, di fare un passo indietro, di ricucire uno strappo che ha fatto il giro del mondo. Forse un giorno molto vicino dovremo ringraziare Liverpool e Klopp che hanno riposizionato la nostra stagione. E forse un giorno dovremo leggere che Klopp e il Liverpool maledicono la bestia nera Napoli per aver compromesso la Champions, perché fra 10 giorni a Salisburgo per i Reds la vedo nera. Ma siccome non sono abituato a guardare a casa degli altri ma solo a casa mia e visto che i panni sporchi li abbiamo lavati in uno spogliatoio inglese, voglio appellarmi a una frase epica del Maestro. Diceva Eduardo “Adda passà a nuttata“. Personalmente sento che l’alba è molto vicina.

 

 

Gino Rivieccio

 

Napoli Magazine
 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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29/11/2024 - 22:00

NAPOLI - Le premesse non erano per nulla incoraggianti. Squadra in silenzio stampa reduce dallo scialbo pareggio di Milano, le raccomandate con le multe appena recapitate prima di salire sulla scaletta dell’aereo per la città di Paul McCartney, Insigne che per il dolore al gomito dà forfait anche come capitano accompagnatore della squadra, il tariffario aggiornato dalla rosa con le salatissime multe a carico dei cosiddetti rivoluzionari, le voci di un sicuro addio di Ancelotti a fine stagione e per ultimo la scelta di un albergo dal nome che era già un sentenza: Hotel Titanic, come epilogo di un mese dove sarebbe naufragata la stagione azzurra e i sogni dei tifosi. Eppure l’altra sera ad Anfield non c’è stato nessun Titanic e neanche un’Andrea Doria. Quello che fino a poche ora prima a molti soloni era apparso come un barcone di migranti in balia del mare in tempesta, ha retto senza l’aiuto di nessuna ONG. Eppure tutti i porti mediatici ci avevano chiuso le porte in faccia. Ma grazie a una provvidenziale e intelligente sistemazione tattica, a un po’ di cu*o con l’uscita di Fabinho dopo pochi minuti, a una serata non inarrestabile di Salah ma soprattutto grazie a una ritrovata concentrazione che negli ultimi 30 giorni era stata sbranata dai 100 lupi messi da De Magistris a piazza del Municipio, probabilmente complice anche la mediazione di Giuntoli che in mattinata aveva rassicurato gli animi ipotecando l’appuntamento con il presidente e il chiarimento a Castel Volturno, Koulibaly e Allan unitamente al resto del gruppo hanno giocato come si doveva giocare, smentendo chi ipotizzava il cappotto, chi scommetteva sull’imbarcata di gol e chi profetizzava che anche Klopp per rispetto al Black Friday ci avrebbe fatto lo sconto del 50%: invece di sei gol ce ne avrebbe rifilati tre. Così non è stato perché come dice il Capitano Bruscolotti “le partite si devono sempre giocare“ e il Napoli a Liverpool se l’è giocata, così come sono certo se la giocherà domenica col Bologna. Quindi black out finito? E’ presto per dirlo, certo è che in 48 ore ci siamo rimessi sulla carreggiata giusta. E non voglio sapere che fine faranno Mertens e Callejon a gennaio o se Insigne verrà ceduto prima del tempo a qualsiasi prezzo. M’interessa solo capire come è possibile che tutto questa sia successo senza che nessuno abbia trovato prima d’ora la sensibilità di mettere pace, di fare un passo indietro, di ricucire uno strappo che ha fatto il giro del mondo. Forse un giorno molto vicino dovremo ringraziare Liverpool e Klopp che hanno riposizionato la nostra stagione. E forse un giorno dovremo leggere che Klopp e il Liverpool maledicono la bestia nera Napoli per aver compromesso la Champions, perché fra 10 giorni a Salisburgo per i Reds la vedo nera. Ma siccome non sono abituato a guardare a casa degli altri ma solo a casa mia e visto che i panni sporchi li abbiamo lavati in uno spogliatoio inglese, voglio appellarmi a una frase epica del Maestro. Diceva Eduardo “Adda passà a nuttata“. Personalmente sento che l’alba è molto vicina.

 

 

Gino Rivieccio

 

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