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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Caro Napoli, dove sei?"
03.11.2019 14:00 di Redazione

NAPOLI - Io partirei con lo scrivere dalla fine. Anzi, della fine. Non della stagione o del campionato perché per quelle fini lì parole non è che ce ne siano assai. La fine, dicevamo, della partita derby del Sole, Roma-Napoli 2-1, due rigori per la Roma, di cui uno con annesso miracolo di Meret. Questa fine qui, con Davide Ancelotti a sostituire il padre (espulso al San Paolo dopo lo scandalo Atalanta) che in conferenza fa quasi quasi tenerezza, lì a cercare di rispondere imbarazzato barcamenandosi tra le domande a cui l’unica risposta da dare sarebbe stata: “Scusate, avete ragione. Che vi devo dire? Scusate”. Altro che tattica, concentrazione o peggio lui che chiede allo studio se poi Mario Rui tutto sommato non avesse pure ragione e mica era colpa sua, povero figlio se le regole sono cambiate. Sarebbe bastato uno “Scusate”. Tutti avrebbero almeno capito e nessuno avrebbe almeno infierito. E invece niente. A scusarsi, prima di lui, ci ha pensato Lorenzo Insigne, capitano, che però doveva limitarsi alle scuse e non a dare la colpa agli episodi di mercoledì “che ti influenzano”: è come dire al ragazzo con cui esci, “Scusa non mi dire niente ma mi comporto una schifezza con te perché mi faccio influenzare dal mio ex”. Ma che significa!?! E allora in campo non ci si entra proprio, che si fa pure più bella figura. E a proposito di Napoli-Atalanta, tanto per archiviarla assieme alle polemiche sugli arbitri e i loro sconosciuti “perché”, contro la Roma all’Olimpico, l’applauso va proprio al giudice di gara, che la gara la ferma perché il tipo (per modo di dire) dei padroni di casa si era inaccettabilmente trasformato in un’offesa continua a Napoli e al Napoli. Tanto per mettere una ciliegina sulla torta amarissima mangiata dal Napoli in trasferta. Restando in tema, non di arbitri ma di applausi, uno grande, grandissimo, va all’incolpevole Meret che nega anche un rigore (sull’altro ci arriva ma non può fare di più). Per il resto, poco Napoli, troppo poco per poter aggiungere altro. Le versione altalenanti di una squadra che pare giochi senza di colpo ferire, fanno tanto pensare. Troppo. Ma come disse un giovane Nino Manfredi, “l’ammor Nun vó pensier’”: era il film “Operazione San Gennaro”. Ma questo Napoli pare che i Santi in paradiso nemmeno li abbia più, ombra a volte di se stesso. Martedì si gioca ancora. Al San Paolo, contro il Salisburgo. E chissà che la vetta della classifica di campionato a cui si sta dicendo addio, partita dopo partita, non sia proprio la Champions a farla dimenticare.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Caro Napoli, dove sei?"

di Napoli Magazine

03/11/2024 - 14:00

NAPOLI - Io partirei con lo scrivere dalla fine. Anzi, della fine. Non della stagione o del campionato perché per quelle fini lì parole non è che ce ne siano assai. La fine, dicevamo, della partita derby del Sole, Roma-Napoli 2-1, due rigori per la Roma, di cui uno con annesso miracolo di Meret. Questa fine qui, con Davide Ancelotti a sostituire il padre (espulso al San Paolo dopo lo scandalo Atalanta) che in conferenza fa quasi quasi tenerezza, lì a cercare di rispondere imbarazzato barcamenandosi tra le domande a cui l’unica risposta da dare sarebbe stata: “Scusate, avete ragione. Che vi devo dire? Scusate”. Altro che tattica, concentrazione o peggio lui che chiede allo studio se poi Mario Rui tutto sommato non avesse pure ragione e mica era colpa sua, povero figlio se le regole sono cambiate. Sarebbe bastato uno “Scusate”. Tutti avrebbero almeno capito e nessuno avrebbe almeno infierito. E invece niente. A scusarsi, prima di lui, ci ha pensato Lorenzo Insigne, capitano, che però doveva limitarsi alle scuse e non a dare la colpa agli episodi di mercoledì “che ti influenzano”: è come dire al ragazzo con cui esci, “Scusa non mi dire niente ma mi comporto una schifezza con te perché mi faccio influenzare dal mio ex”. Ma che significa!?! E allora in campo non ci si entra proprio, che si fa pure più bella figura. E a proposito di Napoli-Atalanta, tanto per archiviarla assieme alle polemiche sugli arbitri e i loro sconosciuti “perché”, contro la Roma all’Olimpico, l’applauso va proprio al giudice di gara, che la gara la ferma perché il tipo (per modo di dire) dei padroni di casa si era inaccettabilmente trasformato in un’offesa continua a Napoli e al Napoli. Tanto per mettere una ciliegina sulla torta amarissima mangiata dal Napoli in trasferta. Restando in tema, non di arbitri ma di applausi, uno grande, grandissimo, va all’incolpevole Meret che nega anche un rigore (sull’altro ci arriva ma non può fare di più). Per il resto, poco Napoli, troppo poco per poter aggiungere altro. Le versione altalenanti di una squadra che pare giochi senza di colpo ferire, fanno tanto pensare. Troppo. Ma come disse un giovane Nino Manfredi, “l’ammor Nun vó pensier’”: era il film “Operazione San Gennaro”. Ma questo Napoli pare che i Santi in paradiso nemmeno li abbia più, ombra a volte di se stesso. Martedì si gioca ancora. Al San Paolo, contro il Salisburgo. E chissà che la vetta della classifica di campionato a cui si sta dicendo addio, partita dopo partita, non sia proprio la Champions a farla dimenticare.

 

 

Nunzia Marciano
 
 
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