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VIDEO SSCN - Victor Osimhen: "Sentire il Maradona gridare il mio nome è un sogno diventato realtà, i tifosi del Napoli sono straordinari, mi ispiro a Didier Drogba, vincere il Pallone d'Oro Africano è stato uno dei momenti più importanti della mia carriera, vi racconto un aneddoto divertente con Kalidou Koulibaly, ciao guagliù!"
23.04.2024 14:24 di Redazione

NAPOLI - Victor Osimhen, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Bettsson Sport direttamente dal Konami Training Center di Castel Volturno pubblicata sul canale Youtube della società azzurra. Il nigeriano ha parlato dell'emozione di giocare al Maradona, ha svelato un suo rito prepartita e tanto altro. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine":

 - Descriviti con una parola

"Determinato, penso di essere quel tipo di persona che non si arrende mai, in qualsiasi circostanza mi trovo cerco sempre di impegnarmi al massimo per raggiungere quello che misono prefissato. In generale, sono una persona gentile, anche se a volte complicata, cosa abbastanza normale nella vita. Posso dire che di base ho un cuore buono, non lo vedono tutti, e ci sta, per questo mi ripeto sempre nella mia mente che sono determinato e raggiungo i miei obiettivi".

- Le tue sensazioni la prima volta che sei sceso in campo al Maradona.

"Le prime emozioni risalgono non tanto alla prima volta che ho messo piede sul campo del Maradona, ma quando il club ha mostrato interesse per me Ero molto felice di iniziare subito con i miei nuovi compagni di squadra. Poi, mi ricordo Kalidou Koulibay che mi ha raccontato dell'atmosfera dello stadio,  di quando fai gol e i tifosi gridano il tuo nome come succedeva per Cavani e Higuain quando facevano lo stesso. Quindi ho sempre avuto in mente di anticipare il più possibile il momento del mio primo gol al Maradona così da sentire lo stadio che gridava il mio nome ed è stato per me come un sogno che diventa realtà, perchè giocare sullo stesso campo in cui ha giocato il più grande giocatore di tutti i tempi, Maradona, e per me venire qui come un giovane giocatore che doveva ancora farsi un nome nel mondo del calcio, è stato un grande privilegio e mi sento molto onorato".

- Hai un rituale prepartita?

"Sì, ne ho diversi. Prima di tutto dico le mie preghiere perchè è molto importante visto che sono molto credente, dico le mie preghiere e ascolto alcune canzoni che mi motivano. Poi, ripenso alla partita precedente, a tutti gli errori che ho fatto così da poterli correggere nella partita in arrivo. Per me è mlto importante essere concentrato, sereno già dal giorno prima della partita così che poi sono concentrato su tutte le cose che voglio fae e tutte le cose che il Mister vuole che io faccia. La musica che ascolto è molto importante prima di una partita perchè mi sprona a fare del mio meglio. Se non segno comunque provo ad aiutare la squadra, provo a difendere, provo a vincere e a combattere per loro sul campo. Queste sono le cose che mi distinguono quando quando provo a prepararmi per la partita".

- Un momento particolare che ha avuto un forte impatto sulla tua carriera.

"Sì, mi ricordo che il momento chiave della mia carriera è quando ho firmato per il Charleroi in Belgio. Evidenzio questo trasferimento perchè prima quando mi sono trasferito al Wolfsburg volevo tanto cominciare a giocare ovviamente, ma volevo anche imparare perchè mi sono trasferito come un giovane attaccante e avevo bisogno di tempo per trasformarmi nel giocatore e nell'uomo che volevo diventare. A quel tempo ho potuto giocare con grandi giocatori come Julian Draxler, Andrè Schurrle, Josuha Guilavogui, venne anche Mario Gomez, per me è stata un'opportunità per imparare una o due cose da alcuni dei più grandi attaccanti di quel periodo e quindi per me è stato veramente un punto di svolta per la mia carriera, anche se le cose non sono andate poi così bene. Successivamente, mi sono trasferito in Belgio per provare ad ottenere più minutaggio in campo ma sono stato rifiutato da due club lì, prima che finalmente Charleroi mi offrisse un contratto.Quello è stato davvero un momento chiave, il momento che mi ha fatto diventare il Victor Osimhen che vedete ora, quelle persone mi hanno dato l'opportunità di scrivere la mia storia, di lanciare la mia carriera dal basso. Quello è stato il momento in cui ho capito che sarei diventato grande nel calcio".

 - Descrivi i tifosi del Napoli, famosi per la loro passione e devozione, con una parola.

"Straordinari. Per me è assolutamente incredibile. Ormai sono nel calcio da 6-7 anni e lo dico in ogni intervista quando mi chiedono dei tifosi del Napoli. Quando devo cercare una parola per descriverli resto senza parole perchè sono assolutamente travolgenti. E' elettrizante, non ho mai visto nulla di simile. Una città così grande che prende il calcio così seriamente e il modo in cui i tifosi supportano la squadra è veramente da non credere. Ho giocato in altri club, ma la passione che i napoletani hanno per il loro club è fuori da questo mondo. Lo puoi vedere allo stadio, quando perdiamo o quando vinciamo, tutto lo stadio è veramente elettrizzante, ogni giocatore ha la pelle d'oca, non solo Victor, e quando segniamo è fantastico, l'intero stadio si capovolge e inizia a festeggiare. Sono tra i migliori tifosi al mondo per come supportano la loro squadra e per come vivono la vita di tutti i giorni assicurandosi che l'identità di questo club sia connessa ad essi. Per me è una sensazione fantastica, in alcuni club è la storia che crea l'identità, a Napoli sono i tifosi che rendono la squadra ciò che è, perchè il modo in cui tifano la squadra ed ogni giocatore è davvero incredibile. A volte capisco perchè alcune leggende del passato hanno pianto nel momento in cui se ne sono andate da Napoli, perchè è un'emozione fuori dal comune giocare nello stadio e sentire urlare il tuo nome dal primo minuto al novantesimo, supportando la squadra e tifando. E' straordinario, questi fans sono fantastici".

- Se dovessi paragonarti a calciatori del passato chi è il primo Oismhen e chi pensi possa ricordare l'Osimhen di oggi?

"Tutto il mondo sa che mi ispiro a Didier Drogba. Quando ero piccolo mi hanno fatto conoscere il suo stile di calcio, i tifosi appassionati e poi tutta la comunità mi ha spinto a seguirlo e quindi ho incominciato ad interessarmi a lui, a guardare tante clip di lui e imparare dai suoi movimenti e integrarli nel mio modo di giocare. E tutto questo mi ha aiutato moltissimo. Dò il merito di grand parte del mio successo a Didier Drogba, per me il suo talento, la sua grinta e passione sono quello che lo hanno fatto diventare uno dei migliori attaccanti della storia del calcio. Per me questo è una sorta di percorso, un percorso che voglio seguire ed assicurarmi che un giorno verrò ricordato per quello che ho portato anche io al calcio. Certamente sono ancora in questo percorso, ci sto ancora lavorando, ma se mi guardo indietro ho fatto tanto, guardando da dove sono partito e come sono migliorato sia a livello di gioco che come uomo, è davvero una buona crescita. Ho ancora tanto in serbo, ho ancora tanto da imparare, sto ancora crescendo".

 - Per quale club tifavi da bambino?

"Per me questa è una decisione personale. Certamente i miei amici che mi conoscono, i miei amici con cui sono cresciuto, loro lo sanno ma penso sia meglio non dire nessuna squadra in particolare perchè ora sono un calciatore professionista e penso sia più giusto così. Certamente il calcio mi è sempre piaciuto, mi piace guardare le partite dei grandi club".

- Cosa significa per te aver vinto il Pallone d'Oro africano?

"Non posso mentire, è stato un sogno di bambino che si è avverato. Ogni giovane africano che aspira a diventare un calciatore sogna un giornodi giocare in Champions League, ai Mondiali di Calcio, la Nations Cup, vincere il titolo di gocatore africano dell'anno, proprio come ho fatto io. Da dove vengo era chiaramente un sogno, era qualcosa che dicevamo con i miei amici, perchè la maggior parte dei miei amici sono calciatori. Abbiamo iniziato tutti insieme da bambini e dicevamo: 'Magari un giorno potremo vincere il Pallone d'Oro' oppure ' Un giorno vinceremo il titolo di miglior giocatore africano dell'anno', quindi quando sono stato nominato per me era già una vittoria perchè da dove vengo io non potevo pensare che Victor Osimhen sarebbe arrivato tra i primi tre o vincere e non mentirò, è stato il miglior momento o uno dei momenti più importanti della mia carriera ad oggi e sono molto orgoglioso di quanta strada ho fatto e vincere il premio come miglior giocatore africano dell'anno è stato un grande obiettivo raggiunto per me".

- Un aneddoto divertente con i tuoi compagni di squadra?

"Mi ricordo di un momento in cui eravamo sul campo a giocare a torello e Koulibaly era al centro e io e Rrahmani eravamo uno accanto all'altro e quindi facevamo girare la palla e quando Kouli arriva, Rrahmani fa passare la palla tra le sue gambe e Kouli si è così arrabbiato in un modo scherzoso chiaramente, era arrabbiato e poi mi è venuto incontro e l'ho abbracciato e abbiamo iniziato a scherzare e poi allora ho fatto la foto e, con il suo permesso chiaramente, l'ho postata nelle mie storie Instagram e lui mi ha taggato scrivendo che si sarebbe vendicato ma poi ha lasciato il club senza la sua vendetta, ma è stato così divertente come momento e quando l'ho messo online tutti si sono divertiti e tutti ridevano perchè è stato proprio un momento divertente. Lo dico perchè ne ho un ricordo chiaro di quando è successo ma ricordo che tutti si sono divertiti. Ho tanti bei ricordi, ma questo era uno degli highlights".

 

 - Dici quancosa ai tifosi in napoletano.

"Non mi sono preparato per questo, cosa posso dire? Ciao guagliù!"

 

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di Napoli Magazine

23/04/2024 - 14:24

NAPOLI - Victor Osimhen, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Bettsson Sport direttamente dal Konami Training Center di Castel Volturno pubblicata sul canale Youtube della società azzurra. Il nigeriano ha parlato dell'emozione di giocare al Maradona, ha svelato un suo rito prepartita e tanto altro. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine":

 - Descriviti con una parola

"Determinato, penso di essere quel tipo di persona che non si arrende mai, in qualsiasi circostanza mi trovo cerco sempre di impegnarmi al massimo per raggiungere quello che misono prefissato. In generale, sono una persona gentile, anche se a volte complicata, cosa abbastanza normale nella vita. Posso dire che di base ho un cuore buono, non lo vedono tutti, e ci sta, per questo mi ripeto sempre nella mia mente che sono determinato e raggiungo i miei obiettivi".

- Le tue sensazioni la prima volta che sei sceso in campo al Maradona.

"Le prime emozioni risalgono non tanto alla prima volta che ho messo piede sul campo del Maradona, ma quando il club ha mostrato interesse per me Ero molto felice di iniziare subito con i miei nuovi compagni di squadra. Poi, mi ricordo Kalidou Koulibay che mi ha raccontato dell'atmosfera dello stadio,  di quando fai gol e i tifosi gridano il tuo nome come succedeva per Cavani e Higuain quando facevano lo stesso. Quindi ho sempre avuto in mente di anticipare il più possibile il momento del mio primo gol al Maradona così da sentire lo stadio che gridava il mio nome ed è stato per me come un sogno che diventa realtà, perchè giocare sullo stesso campo in cui ha giocato il più grande giocatore di tutti i tempi, Maradona, e per me venire qui come un giovane giocatore che doveva ancora farsi un nome nel mondo del calcio, è stato un grande privilegio e mi sento molto onorato".

- Hai un rituale prepartita?

"Sì, ne ho diversi. Prima di tutto dico le mie preghiere perchè è molto importante visto che sono molto credente, dico le mie preghiere e ascolto alcune canzoni che mi motivano. Poi, ripenso alla partita precedente, a tutti gli errori che ho fatto così da poterli correggere nella partita in arrivo. Per me è mlto importante essere concentrato, sereno già dal giorno prima della partita così che poi sono concentrato su tutte le cose che voglio fae e tutte le cose che il Mister vuole che io faccia. La musica che ascolto è molto importante prima di una partita perchè mi sprona a fare del mio meglio. Se non segno comunque provo ad aiutare la squadra, provo a difendere, provo a vincere e a combattere per loro sul campo. Queste sono le cose che mi distinguono quando quando provo a prepararmi per la partita".

- Un momento particolare che ha avuto un forte impatto sulla tua carriera.

"Sì, mi ricordo che il momento chiave della mia carriera è quando ho firmato per il Charleroi in Belgio. Evidenzio questo trasferimento perchè prima quando mi sono trasferito al Wolfsburg volevo tanto cominciare a giocare ovviamente, ma volevo anche imparare perchè mi sono trasferito come un giovane attaccante e avevo bisogno di tempo per trasformarmi nel giocatore e nell'uomo che volevo diventare. A quel tempo ho potuto giocare con grandi giocatori come Julian Draxler, Andrè Schurrle, Josuha Guilavogui, venne anche Mario Gomez, per me è stata un'opportunità per imparare una o due cose da alcuni dei più grandi attaccanti di quel periodo e quindi per me è stato veramente un punto di svolta per la mia carriera, anche se le cose non sono andate poi così bene. Successivamente, mi sono trasferito in Belgio per provare ad ottenere più minutaggio in campo ma sono stato rifiutato da due club lì, prima che finalmente Charleroi mi offrisse un contratto.Quello è stato davvero un momento chiave, il momento che mi ha fatto diventare il Victor Osimhen che vedete ora, quelle persone mi hanno dato l'opportunità di scrivere la mia storia, di lanciare la mia carriera dal basso. Quello è stato il momento in cui ho capito che sarei diventato grande nel calcio".

 - Descrivi i tifosi del Napoli, famosi per la loro passione e devozione, con una parola.

"Straordinari. Per me è assolutamente incredibile. Ormai sono nel calcio da 6-7 anni e lo dico in ogni intervista quando mi chiedono dei tifosi del Napoli. Quando devo cercare una parola per descriverli resto senza parole perchè sono assolutamente travolgenti. E' elettrizante, non ho mai visto nulla di simile. Una città così grande che prende il calcio così seriamente e il modo in cui i tifosi supportano la squadra è veramente da non credere. Ho giocato in altri club, ma la passione che i napoletani hanno per il loro club è fuori da questo mondo. Lo puoi vedere allo stadio, quando perdiamo o quando vinciamo, tutto lo stadio è veramente elettrizzante, ogni giocatore ha la pelle d'oca, non solo Victor, e quando segniamo è fantastico, l'intero stadio si capovolge e inizia a festeggiare. Sono tra i migliori tifosi al mondo per come supportano la loro squadra e per come vivono la vita di tutti i giorni assicurandosi che l'identità di questo club sia connessa ad essi. Per me è una sensazione fantastica, in alcuni club è la storia che crea l'identità, a Napoli sono i tifosi che rendono la squadra ciò che è, perchè il modo in cui tifano la squadra ed ogni giocatore è davvero incredibile. A volte capisco perchè alcune leggende del passato hanno pianto nel momento in cui se ne sono andate da Napoli, perchè è un'emozione fuori dal comune giocare nello stadio e sentire urlare il tuo nome dal primo minuto al novantesimo, supportando la squadra e tifando. E' straordinario, questi fans sono fantastici".

- Se dovessi paragonarti a calciatori del passato chi è il primo Oismhen e chi pensi possa ricordare l'Osimhen di oggi?

"Tutto il mondo sa che mi ispiro a Didier Drogba. Quando ero piccolo mi hanno fatto conoscere il suo stile di calcio, i tifosi appassionati e poi tutta la comunità mi ha spinto a seguirlo e quindi ho incominciato ad interessarmi a lui, a guardare tante clip di lui e imparare dai suoi movimenti e integrarli nel mio modo di giocare. E tutto questo mi ha aiutato moltissimo. Dò il merito di grand parte del mio successo a Didier Drogba, per me il suo talento, la sua grinta e passione sono quello che lo hanno fatto diventare uno dei migliori attaccanti della storia del calcio. Per me questo è una sorta di percorso, un percorso che voglio seguire ed assicurarmi che un giorno verrò ricordato per quello che ho portato anche io al calcio. Certamente sono ancora in questo percorso, ci sto ancora lavorando, ma se mi guardo indietro ho fatto tanto, guardando da dove sono partito e come sono migliorato sia a livello di gioco che come uomo, è davvero una buona crescita. Ho ancora tanto in serbo, ho ancora tanto da imparare, sto ancora crescendo".

 - Per quale club tifavi da bambino?

"Per me questa è una decisione personale. Certamente i miei amici che mi conoscono, i miei amici con cui sono cresciuto, loro lo sanno ma penso sia meglio non dire nessuna squadra in particolare perchè ora sono un calciatore professionista e penso sia più giusto così. Certamente il calcio mi è sempre piaciuto, mi piace guardare le partite dei grandi club".

- Cosa significa per te aver vinto il Pallone d'Oro africano?

"Non posso mentire, è stato un sogno di bambino che si è avverato. Ogni giovane africano che aspira a diventare un calciatore sogna un giornodi giocare in Champions League, ai Mondiali di Calcio, la Nations Cup, vincere il titolo di gocatore africano dell'anno, proprio come ho fatto io. Da dove vengo era chiaramente un sogno, era qualcosa che dicevamo con i miei amici, perchè la maggior parte dei miei amici sono calciatori. Abbiamo iniziato tutti insieme da bambini e dicevamo: 'Magari un giorno potremo vincere il Pallone d'Oro' oppure ' Un giorno vinceremo il titolo di miglior giocatore africano dell'anno', quindi quando sono stato nominato per me era già una vittoria perchè da dove vengo io non potevo pensare che Victor Osimhen sarebbe arrivato tra i primi tre o vincere e non mentirò, è stato il miglior momento o uno dei momenti più importanti della mia carriera ad oggi e sono molto orgoglioso di quanta strada ho fatto e vincere il premio come miglior giocatore africano dell'anno è stato un grande obiettivo raggiunto per me".

- Un aneddoto divertente con i tuoi compagni di squadra?

"Mi ricordo di un momento in cui eravamo sul campo a giocare a torello e Koulibaly era al centro e io e Rrahmani eravamo uno accanto all'altro e quindi facevamo girare la palla e quando Kouli arriva, Rrahmani fa passare la palla tra le sue gambe e Kouli si è così arrabbiato in un modo scherzoso chiaramente, era arrabbiato e poi mi è venuto incontro e l'ho abbracciato e abbiamo iniziato a scherzare e poi allora ho fatto la foto e, con il suo permesso chiaramente, l'ho postata nelle mie storie Instagram e lui mi ha taggato scrivendo che si sarebbe vendicato ma poi ha lasciato il club senza la sua vendetta, ma è stato così divertente come momento e quando l'ho messo online tutti si sono divertiti e tutti ridevano perchè è stato proprio un momento divertente. Lo dico perchè ne ho un ricordo chiaro di quando è successo ma ricordo che tutti si sono divertiti. Ho tanti bei ricordi, ma questo era uno degli highlights".

 

 - Dici quancosa ai tifosi in napoletano.

"Non mi sono preparato per questo, cosa posso dire? Ciao guagliù!"