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MISTER Z - Napoli, c'è da lavorare...
12.01.2021 19:27 di Redazione

NAPOLI - Devo essere sincero: la croce gettata addosso a Rrahmani non mi sta bene. L’errore del difensore kosovaro c’è tutto, e chi potrebbe negarlo. Vogliamo però approfondire il discorso e verificare se vi sia qualche giustificazione che potrebbe sgravare il calciatore dalle sue responsabilità? Innanzitutto, allora, parliamo della disabitudine alla partita. Rramhani non giocava una gara vera da giugno dello scorso anno e forse in un lasso di tempo così ampio ha finito per perdere confidenza con le misure, è subentrata una certa difficoltà a valutare le dinamiche di gioco. Di chi è la colpa se non è mai sceso in campo per tutto questo tempo? Sua? Non direi. Durante i 45 minuti in cui è stato presente domenica a Udine ha fatto due errori: il debole e fatale retropassaggio a Meret e l’essersi fatto bruciare sullo scatto da Lasagna, lanciato in profondità sulla fascia destra, in un’azione che non ha portato a nulla di concreto per l’Udinese. Che vogliamo fare, allora, lo vogliamo crocifiggere? Posso capire la decisione di Gattuso di sostituirlo nell’intervallo perché il giocatore probabilmente non era più sereno. Sicuramente l’allenatore, a sua volta, avrà avuto modo di riflettere sul fatto di averlo tenuto per tanto tempo lontano dalle partite, dall’agonismo vero. Se lo avesse utilizzato con un minimo di continuità probabilmente quello che si è visto a Udine non sarebbe accaduto. Adesso, comunque, ci sarà da lavorare molto sulla psicologia di Rramhani per fargli ritrovare lo spirito giusto e soprattutto la convinzione nei propri mezzi. E’ un’opera delicata che Gattuso non potrà delegare a nessuno, dovrà pensarci lui in prima persona. D’altro canto mi rifiuto di pensare che l’ottimo calciatore ammirato lo scorso anno nel Verona, che assieme a Kumbulla aveva formato una delle più ermetiche retroguardie della serie A, sia improvvisamente diventato un brocco. E allora andiamo avanti con senso di responsabilità. Tenerlo in campo per qualche minuto in più, possibilmente al fianco di Koulibaly che sicuramente infonde sicurezza e tranquillità con la sua sola presenza a tutti i compagni di reparto, mi sembra ad esempio un’ottima idea per procedere sulla strada del recupero psicologico del calciatore. Gattuso, che ha sempre dimostrato sensibilità e concretezza, saprà senz’altro come fare per tutelare l’uomo e per non svilire al tempo stesso un importante investimento economico della società.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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12/01/2024 - 19:27

NAPOLI - Devo essere sincero: la croce gettata addosso a Rrahmani non mi sta bene. L’errore del difensore kosovaro c’è tutto, e chi potrebbe negarlo. Vogliamo però approfondire il discorso e verificare se vi sia qualche giustificazione che potrebbe sgravare il calciatore dalle sue responsabilità? Innanzitutto, allora, parliamo della disabitudine alla partita. Rramhani non giocava una gara vera da giugno dello scorso anno e forse in un lasso di tempo così ampio ha finito per perdere confidenza con le misure, è subentrata una certa difficoltà a valutare le dinamiche di gioco. Di chi è la colpa se non è mai sceso in campo per tutto questo tempo? Sua? Non direi. Durante i 45 minuti in cui è stato presente domenica a Udine ha fatto due errori: il debole e fatale retropassaggio a Meret e l’essersi fatto bruciare sullo scatto da Lasagna, lanciato in profondità sulla fascia destra, in un’azione che non ha portato a nulla di concreto per l’Udinese. Che vogliamo fare, allora, lo vogliamo crocifiggere? Posso capire la decisione di Gattuso di sostituirlo nell’intervallo perché il giocatore probabilmente non era più sereno. Sicuramente l’allenatore, a sua volta, avrà avuto modo di riflettere sul fatto di averlo tenuto per tanto tempo lontano dalle partite, dall’agonismo vero. Se lo avesse utilizzato con un minimo di continuità probabilmente quello che si è visto a Udine non sarebbe accaduto. Adesso, comunque, ci sarà da lavorare molto sulla psicologia di Rramhani per fargli ritrovare lo spirito giusto e soprattutto la convinzione nei propri mezzi. E’ un’opera delicata che Gattuso non potrà delegare a nessuno, dovrà pensarci lui in prima persona. D’altro canto mi rifiuto di pensare che l’ottimo calciatore ammirato lo scorso anno nel Verona, che assieme a Kumbulla aveva formato una delle più ermetiche retroguardie della serie A, sia improvvisamente diventato un brocco. E allora andiamo avanti con senso di responsabilità. Tenerlo in campo per qualche minuto in più, possibilmente al fianco di Koulibaly che sicuramente infonde sicurezza e tranquillità con la sua sola presenza a tutti i compagni di reparto, mi sembra ad esempio un’ottima idea per procedere sulla strada del recupero psicologico del calciatore. Gattuso, che ha sempre dimostrato sensibilità e concretezza, saprà senz’altro come fare per tutelare l’uomo e per non svilire al tempo stesso un importante investimento economico della società.

 

 

Mario Zaccaria

 

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