NAPOLI - Ci sono generazioni di napoletani che lo scudetto non l'hanno mai vissuto. Ci sono uomini, che oggi sono quasi di mezza età, o con i capelli bianchi, che i 2 scudetti di Maradona li sentono ancora sulla pelle. La new generation, oggi, sogna. E' vero che mancano ancora tantissime partite, ma il distacco dalle inseguitrici resta, si consolida ed aumenta. Lo sa la Juventus, uscita dall'impianto di Fuorigrotta con ancora la sensazione della manita incassata sul proprio volto. Ed anche se Allegri, per ovvi motivi, resta aggrappato all'idea che tra due mesi puo' ancora succedere di tutto, in cuor suo sa che questo Napoli difficilmente getterà al vento l'occasione di cucirsi addosso il terzo scudetto della sua storia. Battere la Vecchia Signora con un 5-1 non è all'ordine del giorno, farlo dopo gli otto risultati utili conseguiti dai bianconeri, senza subire gol, ne aumenta il fascino e il sapore dell'impresa che resterà negli annali di storia. Dopo la caduta con l'Inter, in tanti hanno iniziato a sognare. Sogni infranti prima a Genova contro la Sampdoria e poi in casa, con un pubblico da urlo, accorso tre ore prima sugli spalti, per assistere a quella che resterà nelle menti di tutti (con ogni probabilità) come la gara che ha cucito mezzo scudetto sulle maglie azzurre. La consapevolezza della forza, e della grandezza, di questo gruppo la si nota nei piccoli dettagli. Nessuno, nemmeno chi come Elmas entra a gara in corso e segna, ha il viso triste. Tutti uniti per un'unica causa, come lo stesso Simeone che esulta sui social come se fosse sceso in campo e probabilmente trovera' spazio contro la Cremonese in Coppa Italia. Il merito di tutto questo è di Luciano Spalletti, il buon padre di famiglia che sa come gestire una rosa forte e capace di stupire in ogni reparto. E' ritornato sui suoi livelli, da extraterrestre, Stanislav Lobotka. E si e' visto. Correva ovunque, tappando anche qualche piccola falla lasciata dal generosissimo Anguissa. E poi Zielinski, un robot macina-palloni. Un centrocampo sostenuto alla grande sia da Mario Rui che da Di Lorenzo. Le uniche amnesie, infatti, subito sfruttate dalla Juventus sono arrivate per disattenzioni di Kim (sul gol di Di Maria) e Rrahmani (con la traversa centrata dal Fideo). Il kosovaro ci ha poi messo una pezza col suo bel gol di raffinata forza e precisione, senza dimenticare ciò che hanno creato sia Politano, ma soprattutto quel mago di Kvaratskhelia e quell'altro fenomeno di Osimhen. Gol e assist sublimi, belli da vedere, sempre col sorriso sulle labbra. Da fuoriclasse il tocco a giro rasoterra di Kvara, come pure la doppietta di Osimhen, sempre piu' devastante, imprendibile, maturo e capoconniere in fuga del campionato. Sugli spalti, al 75°, con una fiaccolata di smartphone ad illuminare gli spalti, è partito il coro: "La capolista se ne va". Mai frase fu più veritiera. Senza stress e senza voli pindarici, il Napoli conferma di essere di un altro pianeta. Dall'altra parte, dai non pervenuti e tanto acclamati Milik, Chiesa e Kean, resta solo che leccarsi le ferite. Il 5-1 è stata una sentenza, secca, precisa ed inequivocabile, che ha surclassato mentalmente e tecnicamente la Juve e che ha dato una brusca frenata alle speranze delle milanesi. Ad oggi, e probabilmente con la musica che difficilmente sembra destinata a cambiare nei prossimi mesi, non c'è spazio per sognare la remuntada. Spiaze. Intanto qui si gode. Avanti Napoli, così su tutti i campi! Sei una gioia per chi ama il calcio!
di Napoli Magazine
14/01/2023 - 23:30
NAPOLI - Ci sono generazioni di napoletani che lo scudetto non l'hanno mai vissuto. Ci sono uomini, che oggi sono quasi di mezza età, o con i capelli bianchi, che i 2 scudetti di Maradona li sentono ancora sulla pelle. La new generation, oggi, sogna. E' vero che mancano ancora tantissime partite, ma il distacco dalle inseguitrici resta, si consolida ed aumenta. Lo sa la Juventus, uscita dall'impianto di Fuorigrotta con ancora la sensazione della manita incassata sul proprio volto. Ed anche se Allegri, per ovvi motivi, resta aggrappato all'idea che tra due mesi puo' ancora succedere di tutto, in cuor suo sa che questo Napoli difficilmente getterà al vento l'occasione di cucirsi addosso il terzo scudetto della sua storia. Battere la Vecchia Signora con un 5-1 non è all'ordine del giorno, farlo dopo gli otto risultati utili conseguiti dai bianconeri, senza subire gol, ne aumenta il fascino e il sapore dell'impresa che resterà negli annali di storia. Dopo la caduta con l'Inter, in tanti hanno iniziato a sognare. Sogni infranti prima a Genova contro la Sampdoria e poi in casa, con un pubblico da urlo, accorso tre ore prima sugli spalti, per assistere a quella che resterà nelle menti di tutti (con ogni probabilità) come la gara che ha cucito mezzo scudetto sulle maglie azzurre. La consapevolezza della forza, e della grandezza, di questo gruppo la si nota nei piccoli dettagli. Nessuno, nemmeno chi come Elmas entra a gara in corso e segna, ha il viso triste. Tutti uniti per un'unica causa, come lo stesso Simeone che esulta sui social come se fosse sceso in campo e probabilmente trovera' spazio contro la Cremonese in Coppa Italia. Il merito di tutto questo è di Luciano Spalletti, il buon padre di famiglia che sa come gestire una rosa forte e capace di stupire in ogni reparto. E' ritornato sui suoi livelli, da extraterrestre, Stanislav Lobotka. E si e' visto. Correva ovunque, tappando anche qualche piccola falla lasciata dal generosissimo Anguissa. E poi Zielinski, un robot macina-palloni. Un centrocampo sostenuto alla grande sia da Mario Rui che da Di Lorenzo. Le uniche amnesie, infatti, subito sfruttate dalla Juventus sono arrivate per disattenzioni di Kim (sul gol di Di Maria) e Rrahmani (con la traversa centrata dal Fideo). Il kosovaro ci ha poi messo una pezza col suo bel gol di raffinata forza e precisione, senza dimenticare ciò che hanno creato sia Politano, ma soprattutto quel mago di Kvaratskhelia e quell'altro fenomeno di Osimhen. Gol e assist sublimi, belli da vedere, sempre col sorriso sulle labbra. Da fuoriclasse il tocco a giro rasoterra di Kvara, come pure la doppietta di Osimhen, sempre piu' devastante, imprendibile, maturo e capoconniere in fuga del campionato. Sugli spalti, al 75°, con una fiaccolata di smartphone ad illuminare gli spalti, è partito il coro: "La capolista se ne va". Mai frase fu più veritiera. Senza stress e senza voli pindarici, il Napoli conferma di essere di un altro pianeta. Dall'altra parte, dai non pervenuti e tanto acclamati Milik, Chiesa e Kean, resta solo che leccarsi le ferite. Il 5-1 è stata una sentenza, secca, precisa ed inequivocabile, che ha surclassato mentalmente e tecnicamente la Juve e che ha dato una brusca frenata alle speranze delle milanesi. Ad oggi, e probabilmente con la musica che difficilmente sembra destinata a cambiare nei prossimi mesi, non c'è spazio per sognare la remuntada. Spiaze. Intanto qui si gode. Avanti Napoli, così su tutti i campi! Sei una gioia per chi ama il calcio!