Calcio
JUVENTUS - Di Gregorio: "Sono contento di aver fatto la parata con il Napoli, siamo una squadra nuova e ci serve tempo"
25.10.2024 08:54 di Redazione

Michele Di Gregorio, portiere della Juventus, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera:

Chi le ha detto che la Juve voleva proprio lei?

"Il mio procuratore. Gli ho chiesto di ripetermelo con calma".

Ha avuto paura di non essere all'altezza?

"È stato più l’orgoglio di guardare indietro ai tempi i cui la Serie A e la Juventus sembravano lontanissime".

L'Inter cos'è, oggi, per lei?

"Ci sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l’ho lasciata che ne avevo quasi 19. È un’esperienza che mi ha formato, perché mi sono stati messi a disposizione educatori prima che allenatori, che la differenza l’hanno fatta quando cominci a pensare che allenarsi è un sacrificio, quando vedi gli amici che vanno in gita, che cominciano a uscire la sera, che ti stai perdendo un sacco di prime volte. È stato educativo e mi ha preparato a entrare in uno spogliatoio di C dove il rapporto non era più con ragazzini ma con uomini di 34 o 35 anni per cui conquistare la salvezza è fondamentale per mantenere la famiglia".

Dall'Inter si è sentito abbandonato?

"No. Nei cinque anni in prestito mi ha permesso di rimanere in piedi, tipo quando ero andato all’Avellino chesubito dopo fallì. In fondo, se ho reciso il legame con l’Inter è stato per una furbata di Galliani, il numero uno, che ha ha voluto il diritto di riscatto perché credeva tantissimo alla promozione del “suo” Monza e ha avuto ragione".

Domenica a San Siro cosa proverà? Voglia di farla vedere a chi non ha creduto in lei?

"Non porto rancore. L’Inter ha fatto per me qualcosa che non potrò mai dimenticare, starmi vicino quando, a 13 anni, ho perso mio padre.

Il salto dal Monza alla Juve non l’ha disorientata?

"Mi sono trovato subito a mio agio, tant’è che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla famiglia: questo è il mio posto. Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo all’asilo e passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono felice".

Però i tifosi non si sono ancora fatti un'idea di lei.

"Ho ricevuto pochissimi tiri e quindi è presto per un giudizio su di me. Sono contento di aver dato qualcosa con quella parata contro il Napoli".

Lei sarà di sicuro tifoso dell'Inter, no?

"In realtà in famiglia erano milanisti, mentre io ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui non reazione quando a Roma prese quello schiaffo da Cufrè ha per me un valore immenso. Ho ammirato Handanovic, è stato un sogno allenarmi con lui, avere i suoi consigli. Non ho mai capito perché si debba odiare uno solo perché è di un’altra squadra".

Cosa sapremo della Juve, domenica?

"Non credo che ci dirà realmente chi siamo. Siamo una squadra nuova, inevitabilmente ci serve tempo".

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JUVENTUS - Di Gregorio: "Sono contento di aver fatto la parata con il Napoli, siamo una squadra nuova e ci serve tempo"

di Napoli Magazine

25/10/2024 - 08:54

Michele Di Gregorio, portiere della Juventus, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera:

Chi le ha detto che la Juve voleva proprio lei?

"Il mio procuratore. Gli ho chiesto di ripetermelo con calma".

Ha avuto paura di non essere all'altezza?

"È stato più l’orgoglio di guardare indietro ai tempi i cui la Serie A e la Juventus sembravano lontanissime".

L'Inter cos'è, oggi, per lei?

"Ci sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l’ho lasciata che ne avevo quasi 19. È un’esperienza che mi ha formato, perché mi sono stati messi a disposizione educatori prima che allenatori, che la differenza l’hanno fatta quando cominci a pensare che allenarsi è un sacrificio, quando vedi gli amici che vanno in gita, che cominciano a uscire la sera, che ti stai perdendo un sacco di prime volte. È stato educativo e mi ha preparato a entrare in uno spogliatoio di C dove il rapporto non era più con ragazzini ma con uomini di 34 o 35 anni per cui conquistare la salvezza è fondamentale per mantenere la famiglia".

Dall'Inter si è sentito abbandonato?

"No. Nei cinque anni in prestito mi ha permesso di rimanere in piedi, tipo quando ero andato all’Avellino chesubito dopo fallì. In fondo, se ho reciso il legame con l’Inter è stato per una furbata di Galliani, il numero uno, che ha ha voluto il diritto di riscatto perché credeva tantissimo alla promozione del “suo” Monza e ha avuto ragione".

Domenica a San Siro cosa proverà? Voglia di farla vedere a chi non ha creduto in lei?

"Non porto rancore. L’Inter ha fatto per me qualcosa che non potrò mai dimenticare, starmi vicino quando, a 13 anni, ho perso mio padre.

Il salto dal Monza alla Juve non l’ha disorientata?

"Mi sono trovato subito a mio agio, tant’è che quando sono tornato dal ritiro ho detto alla famiglia: questo è il mio posto. Per assurdo, ci ho messo meno ad ambientarmi qui che altrove. Quando accompagno mio figlio Riccardo all’asilo e passo vicino allo Stadium, non posso fare a meno di pensare che sono felice".

Però i tifosi non si sono ancora fatti un'idea di lei.

"Ho ricevuto pochissimi tiri e quindi è presto per un giudizio su di me. Sono contento di aver dato qualcosa con quella parata contro il Napoli".

Lei sarà di sicuro tifoso dell'Inter, no?

"In realtà in famiglia erano milanisti, mentre io ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui non reazione quando a Roma prese quello schiaffo da Cufrè ha per me un valore immenso. Ho ammirato Handanovic, è stato un sogno allenarmi con lui, avere i suoi consigli. Non ho mai capito perché si debba odiare uno solo perché è di un’altra squadra".

Cosa sapremo della Juve, domenica?

"Non credo che ci dirà realmente chi siamo. Siamo una squadra nuova, inevitabilmente ci serve tempo".