Calcio
JUVENTUS - Thuram: "Bisogna opporsi al razzismo, anche io ho avuto brutte esperienze”
01.04.2025 17:34 di Redazione Fonte: gianlucadimarzio.com

Si continua a parlare del problema del razzismo, nel calcio e non solo. A questo proposito Khéphrem Thuram ha raccontato la sua esperienza, in un incontro al liceo francese internazionale di Torino.

Come riportato da La Stampa, il centrocampista della Juventus si schiera nettamente contro questo fenomeno: “Non so quando sarà superato, so che è necessario non fare finta di nulla. Da prima ancora di toccare il pallone? Non saprei, da quando sono uscito dalla pancia di mamma… Le prime frasi ascoltate saranno state su quello. È il motivo per cui sono così felice di essere qui tra i giovanissimi, a portare la mia voce per sensibilizzarli su questo soggetto. Ogni ragazzo deve sapere in che mondo vive per poterlo cambiare“.

E anche lui ha dovuto farci i conti: “Sono rimasto in Italia fino ai 4 anni. In Francia il razzismo l’ho incrociato. Temo non ci sia un posto specifico dove incontrarlo, purtroppo è un atteggiamento che ci troviamo davanti. Ho avuto anch’io le mie brutte esperienze“.

E tra queste, ne ha raccontata una nello specifico: “Posso pescare a caso nella memoria. Avevo, mi pare, 13 anni: mio padre mi ha lasciato davanti a casa, ero senza chiavi, aspettavo mia madre lì sotto e facevo su e giù di fronte al portone. Una donna è rimasta a fissarmi e vedendo che non me ne andavo mi ha gridato: “Torna da dove vieni”. E io sul serio non ho capito. Ci ho proprio pensato. “Dove devo tornare? In Italia? Come lo sa?”. Poi quella sensazione, la fitta, quando vedi il razzismo per quello che è: assurdo. Mio padre mi aveva spiegato come mi sarei sentito ed è andata proprio così. Non dovrebbe succedere, capiterà ancora. Papà mi ha aiutato ad affrontare il problema, magari oggi io ho dato una mano a qualcun altro“.

La famiglia Thuram da sempre si batte contro il razzismo, con papà Lilian che ha anche pubblicato il libro “Il pensiero bianco”: “Sto rileggendo quel libro giusto in questi giorni. Certo che il pensiero bianco esiste ancora, pure certi afro discendenti lo seguono, lo hanno adottato, magari assorbito, ed è ancora più triste perché è un retaggio colonialista che buca il tempo. La nostra società è intrisa dal pensiero bianco, la prospettiva della superiorità a prescindere che è un pregiudizio durissimo a morire“.

Secondo il francese, c’è un solo modo per combatterlo: “Bisogna opporsi, denunciare. Tacere per tentare di togliere importanza a chi si comporta così è inutile. Qualsiasi episodio va portato alla luce, solo così si stabilisce una soglia di vergogna collettiva, si stimola il rifiuto. Sono bestialità inaccettabili. Il calcio fa abbastanza? C’è la volontà. Alla Juve si parla spesso di come è meglio combattere il razzismo, bisogna trovare una comunicazione efficace e reazioni forti“.

Thuram ha poi parlato anche di campo, che ora lo vede protagonista in Serie A: “È un campionato di alto livello ed è quello che cerchiamo. Qui ci inseriamo bene, mio fratello parla l’italiano perfettamente, io miglioro e poi sono partite diverse, uniche: molto più tattiche che altrove, un gioco che esalta l’intelligenza. I Thuram ci stanno bene. In più Torino mi ha riempito di amore, in Francia la gente è concentrata su se stessa“.

E proprio sul fratello: “Sono il fratello piccolo, non è il caso di lanciare le provocazioni. Marcus è fiero di me, io sono felice per lui, mio padre è davvero contento di vederci esprimere al meglio. Prima di fare il competitivo devo vincere qualcosa, se ci provo ora mi surclassano“.  Infine, una battuta sul colloquio tra Tudor e il padre: “Io non c’ero quando hanno avuto questa conversazione. Posso solo rassicurare Tudor: mai avuto bisogno di uno schiaffo“.

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JUVENTUS - Thuram: "Bisogna opporsi al razzismo, anche io ho avuto brutte esperienze”

di Napoli Magazine

01/04/2025 - 17:34

Si continua a parlare del problema del razzismo, nel calcio e non solo. A questo proposito Khéphrem Thuram ha raccontato la sua esperienza, in un incontro al liceo francese internazionale di Torino.

Come riportato da La Stampa, il centrocampista della Juventus si schiera nettamente contro questo fenomeno: “Non so quando sarà superato, so che è necessario non fare finta di nulla. Da prima ancora di toccare il pallone? Non saprei, da quando sono uscito dalla pancia di mamma… Le prime frasi ascoltate saranno state su quello. È il motivo per cui sono così felice di essere qui tra i giovanissimi, a portare la mia voce per sensibilizzarli su questo soggetto. Ogni ragazzo deve sapere in che mondo vive per poterlo cambiare“.

E anche lui ha dovuto farci i conti: “Sono rimasto in Italia fino ai 4 anni. In Francia il razzismo l’ho incrociato. Temo non ci sia un posto specifico dove incontrarlo, purtroppo è un atteggiamento che ci troviamo davanti. Ho avuto anch’io le mie brutte esperienze“.

E tra queste, ne ha raccontata una nello specifico: “Posso pescare a caso nella memoria. Avevo, mi pare, 13 anni: mio padre mi ha lasciato davanti a casa, ero senza chiavi, aspettavo mia madre lì sotto e facevo su e giù di fronte al portone. Una donna è rimasta a fissarmi e vedendo che non me ne andavo mi ha gridato: “Torna da dove vieni”. E io sul serio non ho capito. Ci ho proprio pensato. “Dove devo tornare? In Italia? Come lo sa?”. Poi quella sensazione, la fitta, quando vedi il razzismo per quello che è: assurdo. Mio padre mi aveva spiegato come mi sarei sentito ed è andata proprio così. Non dovrebbe succedere, capiterà ancora. Papà mi ha aiutato ad affrontare il problema, magari oggi io ho dato una mano a qualcun altro“.

La famiglia Thuram da sempre si batte contro il razzismo, con papà Lilian che ha anche pubblicato il libro “Il pensiero bianco”: “Sto rileggendo quel libro giusto in questi giorni. Certo che il pensiero bianco esiste ancora, pure certi afro discendenti lo seguono, lo hanno adottato, magari assorbito, ed è ancora più triste perché è un retaggio colonialista che buca il tempo. La nostra società è intrisa dal pensiero bianco, la prospettiva della superiorità a prescindere che è un pregiudizio durissimo a morire“.

Secondo il francese, c’è un solo modo per combatterlo: “Bisogna opporsi, denunciare. Tacere per tentare di togliere importanza a chi si comporta così è inutile. Qualsiasi episodio va portato alla luce, solo così si stabilisce una soglia di vergogna collettiva, si stimola il rifiuto. Sono bestialità inaccettabili. Il calcio fa abbastanza? C’è la volontà. Alla Juve si parla spesso di come è meglio combattere il razzismo, bisogna trovare una comunicazione efficace e reazioni forti“.

Thuram ha poi parlato anche di campo, che ora lo vede protagonista in Serie A: “È un campionato di alto livello ed è quello che cerchiamo. Qui ci inseriamo bene, mio fratello parla l’italiano perfettamente, io miglioro e poi sono partite diverse, uniche: molto più tattiche che altrove, un gioco che esalta l’intelligenza. I Thuram ci stanno bene. In più Torino mi ha riempito di amore, in Francia la gente è concentrata su se stessa“.

E proprio sul fratello: “Sono il fratello piccolo, non è il caso di lanciare le provocazioni. Marcus è fiero di me, io sono felice per lui, mio padre è davvero contento di vederci esprimere al meglio. Prima di fare il competitivo devo vincere qualcosa, se ci provo ora mi surclassano“.  Infine, una battuta sul colloquio tra Tudor e il padre: “Io non c’ero quando hanno avuto questa conversazione. Posso solo rassicurare Tudor: mai avuto bisogno di uno schiaffo“.

Fonte: gianlucadimarzio.com