NAPOLI - Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport:
Pensava di poter avere un impatto così devastante?
"Credo che sia stato un anno incredibile per tutti, non solo per me. Nessuno si sarebbe aspettato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, ma la nostra preparazione e la volontà di dare il massimo sempre hanno fatto la differenza. Quindi non esistono meriti personali di fronte a un risultato così straordinario".
Parliamo di calcio. Si può dire che Spalletti per lei è stato come un padre?
"Sì. E non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza. È stato una svolta per la mia carriera: mi ha dato la possibilità di giocare ad altissimi livelli e mi ha sostenuto sempre, anche nei momenti più difficili. Quando non riuscivo a dare il meglio, lui era sempre lì a incoraggiarmi, a proteggermi, a consigliarmi come affrontare le cose. Se sono diventato il giocatore di oggi, il merito è suo".
Il presidente De Laurentiis merita un grazie?
"Certamente, lui ha avuto tanta fiducia in me. Ha creduto in un ragazzo sconosciuto facendo un investimento importante. Ha corso il rischio…".
E adesso come può aiutarla Garcia?
"Migliorando la mia qualità. Per ora stiamo studiando il suo modo di fare calcio e ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo. Mi piace come uomo e come allenatore, sono sicuro che ci aiuterà a vincere ancora".
A proposito di meglio, quanto pesò aver sbagliato quel gol in Champions all’andata contro il Milan in avvio e poi pure aver fallito il rigore al ritorno? Sarebbe cambiata la storia del Napoli in Europa?
"Questo non lo sapremo mai. Però dagli sbagli si impara e si migliora. Da quell’episodio ho imparato tanto, ho capito dove posso e devo migliorare. In Champions meritavamo di più ma abbiamo la possibilità di riprovarci nella prossima stagione".
Che ne pensa di Leao?
"Mi piace la sua semplicità, la sua umiltà. Sul campo è un campione e fuori non è da meno. Lo rispetto tanto, mi ha reso felice con quel gesto così gentile. Ci siamo scambiati la maglia e io gli ho augurato il meglio, perché se lo merita davvero".
Il Napoli può ripetersi?
"Ovviamente giochiamo per vincere ogni partita, poi vedremo se saremo in grado di ripeterci. Rispettiamo tutti, ci sono tante squadre forti che giocano bene. Ma credo che, anche le avversarie, non sono così felici di sfidarci…".
Lei e Osimhen formate una delle coppie più belle d’Europa. Vi siete trovati in modo naturale?
"Sapevo che era un calciatore molto forte, mi ha colpito però l’umiltà del ragazzo Victor: si entra subito in sintonia con lui e il nostro feeling si vede pure in campo. Anche se non lo vedo, so già dov’è, so come servirlo, mi sembra di sentire il suo movimento sempre. E lo stesso vale per lui".
“Kvaradona” è un soprannome che le piace o le mette addosso troppa pressione?
"Mi rende orgoglioso ovviamente. Ed è pure una grande responsabilità essere accostato a un calciatore così grande come Maradona".
Quando avete capito di avere lo scudetto in mano?
"Dopo la partita con la Juve era chiaro a tutti che eravamo vicinissimi e da lì ogni partita era una festa, in attesa dell’aritmetica certezza. Sono stati giorni incredibili, abbiamo vissuto emozioni infinite".
A cominciare proprio da quella notte di rientro da Torino. Il gol di Raspadori alla Juve ha portato Napoli a riversarsi per strada per un abbraccio tricolore.
"Il nostro manager ci aveva avvertito di cosa potevamo trovare, ma non puoi immaginare una cosa così, è stata choccante. Ci abbiamo messo un’ora per uscire dall’aeroporto. È stato emozionante e commovente muoverci tra la folla, sentire la gente che chiamava i nostri nomi. Lì abbiamo realizzato di essere a un passo dallo scudetto, quella sera nessuno potrà mai dimenticarla. E io ho ancora il famoso cappello di carta: se vuole glielo vendo".
di Napoli Magazine
06/08/2023 - 08:44
NAPOLI - Khvicha Kvaratskhelia, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport:
Pensava di poter avere un impatto così devastante?
"Credo che sia stato un anno incredibile per tutti, non solo per me. Nessuno si sarebbe aspettato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, ma la nostra preparazione e la volontà di dare il massimo sempre hanno fatto la differenza. Quindi non esistono meriti personali di fronte a un risultato così straordinario".
Parliamo di calcio. Si può dire che Spalletti per lei è stato come un padre?
"Sì. E non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza. È stato una svolta per la mia carriera: mi ha dato la possibilità di giocare ad altissimi livelli e mi ha sostenuto sempre, anche nei momenti più difficili. Quando non riuscivo a dare il meglio, lui era sempre lì a incoraggiarmi, a proteggermi, a consigliarmi come affrontare le cose. Se sono diventato il giocatore di oggi, il merito è suo".
Il presidente De Laurentiis merita un grazie?
"Certamente, lui ha avuto tanta fiducia in me. Ha creduto in un ragazzo sconosciuto facendo un investimento importante. Ha corso il rischio…".
E adesso come può aiutarla Garcia?
"Migliorando la mia qualità. Per ora stiamo studiando il suo modo di fare calcio e ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo. Mi piace come uomo e come allenatore, sono sicuro che ci aiuterà a vincere ancora".
A proposito di meglio, quanto pesò aver sbagliato quel gol in Champions all’andata contro il Milan in avvio e poi pure aver fallito il rigore al ritorno? Sarebbe cambiata la storia del Napoli in Europa?
"Questo non lo sapremo mai. Però dagli sbagli si impara e si migliora. Da quell’episodio ho imparato tanto, ho capito dove posso e devo migliorare. In Champions meritavamo di più ma abbiamo la possibilità di riprovarci nella prossima stagione".
Che ne pensa di Leao?
"Mi piace la sua semplicità, la sua umiltà. Sul campo è un campione e fuori non è da meno. Lo rispetto tanto, mi ha reso felice con quel gesto così gentile. Ci siamo scambiati la maglia e io gli ho augurato il meglio, perché se lo merita davvero".
Il Napoli può ripetersi?
"Ovviamente giochiamo per vincere ogni partita, poi vedremo se saremo in grado di ripeterci. Rispettiamo tutti, ci sono tante squadre forti che giocano bene. Ma credo che, anche le avversarie, non sono così felici di sfidarci…".
Lei e Osimhen formate una delle coppie più belle d’Europa. Vi siete trovati in modo naturale?
"Sapevo che era un calciatore molto forte, mi ha colpito però l’umiltà del ragazzo Victor: si entra subito in sintonia con lui e il nostro feeling si vede pure in campo. Anche se non lo vedo, so già dov’è, so come servirlo, mi sembra di sentire il suo movimento sempre. E lo stesso vale per lui".
“Kvaradona” è un soprannome che le piace o le mette addosso troppa pressione?
"Mi rende orgoglioso ovviamente. Ed è pure una grande responsabilità essere accostato a un calciatore così grande come Maradona".
Quando avete capito di avere lo scudetto in mano?
"Dopo la partita con la Juve era chiaro a tutti che eravamo vicinissimi e da lì ogni partita era una festa, in attesa dell’aritmetica certezza. Sono stati giorni incredibili, abbiamo vissuto emozioni infinite".
A cominciare proprio da quella notte di rientro da Torino. Il gol di Raspadori alla Juve ha portato Napoli a riversarsi per strada per un abbraccio tricolore.
"Il nostro manager ci aveva avvertito di cosa potevamo trovare, ma non puoi immaginare una cosa così, è stata choccante. Ci abbiamo messo un’ora per uscire dall’aeroporto. È stato emozionante e commovente muoverci tra la folla, sentire la gente che chiamava i nostri nomi. Lì abbiamo realizzato di essere a un passo dallo scudetto, quella sera nessuno potrà mai dimenticarla. E io ho ancora il famoso cappello di carta: se vuole glielo vendo".